Suppositi in versi

Insieme editoriale: Commedie

Commedia in cinque atti, aperta da un prologo in cui trova spazio la figura dell’autore, che sottolinea l’equivoco sotteso al titolo dell’opera, giocato sulla polisemia del termine supponere, riferibile ad esempio allo scambio di persona e di stato sociale, alla sottomissione all’amore da parte di vecchi e giovani, oppure alle supposizioni che ritmano le battute dei personaggi sulla scena.

Eccetto limitate varianti, perlopiù funzionali alla tensione narrativa e performativa del testo, la redazione in versi condivide la trama con i Suppositi in prosa, di cui costituisce una riscrittura in endecasillabi sdruccioli. La favola, ambientata nella città di Ferrara, è modellata sui precedenti dei Captivi di Plauto e dell’Eunuchus di Terenzio e narra dell’amore tra i due giovani Polinesta ed Erostrato, studente siciliano che scambia la sua identità con quella del servo Dulippo, e per entrare in intimità con l’amata si introduce al servizio del padre di lei, Damonio. Lo scambio di persona è il motore dell’azione teatrale, tanto che non coinvolge solo i personaggi Erostrato e Dulippo, ma anche quello del Senese, che lo scaltro Dulippo inganna proponendogli di assumere il nome di Filogono, padre di Erostrato, così da accelerare il matrimonio con Polinesta, al contempo chiesta in moglie dal vecchio e pedante dottore in legge Cleandro. La scoperta della relazione tra Polinesta ed Erostrato – che si finge Dulippo – e il contemporaneo arrivo a Ferrara del vero Filogono conducono la vicenda a un passo dalla tragedia. Tuttavia, l’impasse viene superata grazie a una serie di rivelazioni e di agnizioni, che permette di sciogliere le finzioni e gli equivoci e di giungere al lieto fine. Ristabilite le effettive identità di Erostrato e Dulippo, il matrimonio tra Polinesta ed Erostrato è infatti approvato dallo stesso Cleandro, che riconoscendo in Dulippo il proprio figlio rapito dai turchi quando era bambino trova un erede legittimo per la sua fortuna.

Struttura

Persone della comedia; Prologo (vv. 1-46); Atto I (scene I-IV, vv. 47-431); Atto II (scene I-IV, vv. 432-898); Atto III (scene I-VI, vv. 899-1196); Atto IV (scene I-VIII, vv. 1196-1656); Atto V (scene I-XII, vv. 1657-2177).

Storia del testo

Al contrario dei tempi della riscrittura in versi della Cassaria e della sua messa in scena, la rielaborazione dei Suppositi rimane in ombra, essendo pochi i riferimenti sparsi nelle carte dell’autore e nei documenti pubblicati da Michele Catalano; mentre sono ignote rappresentazioni del rifacimento allestite in vita dell’autore. È probabile che il silenzio si possa spiegare, oltre che con l’esigua documentazione, anche con la direzione del lavoro ariostesco, che nella stesura in versi dei Suppositi si concentra principalmente sulla revisione dell’aspetto linguistico e prosodico della commedia, senza intervenire sulla struttura narrativa e sui nuclei tematici (per un confronto sulle due redazioni vd. Ariosto, Suppositi in versi, ed. Casella, p. XLVIII; Ferroni 1980, pp. 152-153; Coluccia 2001, pp. 113-115).

Il probabile riferimento interno al nuovo Prologo in versi allo scandalo creato dai Sonetti lussuriosi di Pietro Aretino, illustrati dalle silografie di Marcantonio Raimondi su disegni di Giulio Romano, consentirebbe di individuare il 1525 come data post quem per la riscrittura e lascia aperta l’ipotesi, non verificabile, che una prima versione della riscrittura risalga a quella data (vd. Ariosto, Suppositi in versi, ed. Casella, p. 1006, n. 8; Casadei 2004, p. 88). Catalano ipotizza una collocazione del rifacimento poetico fra il 1528 e il 1531, in coincidenza con il rinnovato slancio teatrale di Ariosto (Catalano 1931, vol. I, pp. 302-305; 376-385; 579-582; vd. anche Gareffi, Nota al testo, p. 346). Nella sua edizione critica Angela Casella, sulla scorta della convergenza delle caratteristiche linguistiche del testo con le indicazioni bembiane, colloca i secondi Suppositi «tra il 1530 e il 1532» (vd. Casella, Note ai testi, p. 812). Luigina Stefani, infine, pone la revisione ariostesca «forse nel 1532» (Ariosto, Suppositi in versi, ed. Stefani, p. 9).

Le uniche testimonianze note risalgono al 1532 e fiancheggiano la conclusione dei lavori stampa dell’Orlando furioso. In particolare, con due lettere del 18 marzo 1532, Ariosto invia a Giovan Giacomo Calandra e al duca di Mantova Federico II Gonzaga quattro commedie in versi, due inedite (La Lena e Il Negromante) e due riscritte rispetto alle stampe non autorizzate (La Cassaria e I Suppositi), con l’invito a non procurarne una edizione a stampa per la necessità di ultimare una revisione formale dei testi (vd. Ariosto, Lettere, n. 198, https://epistulae.unil.ch/projects/ariosto/letters/198; n. 199 https://epistulae.unil.ch/projects/ariosto/letters/199: «[…] l’altre, anchora che sieno a stampa per colpa si persone che me le rubaro, non sono però nel modo in che io le ho ridutte, massimamente la Cassaria, che tutta è quasi rinovata»). È interessante notare, tuttavia, che in un’altra lettera, diretta a Guidobaldo della Rovere – futuro duca di Urbino – il 17 dicembre 1532, Ariosto faccia menzione della seconda Cassaria, rappresentata a Ferrara, senza fare riferimento a I Suppositi, probabilmente per la contenuta novità della riscrittura (vd. Ariosto, Lettere, n. 213, https://epistulae.unil.ch/projects/ariosto/letters/213).

Nei primi mesi del 1532, dunque, i secondi Suppositi erano ultimati, sebbene l’autore avesse intenzione di ritornarci dal punto di vista formale. La prima edizione a stampa vede la luce postuma nel 1551 presso Gabriele Giolito (Ariosto 1551). Nella dedica che apre il volume, diretta a Virginio Ariosto e datata il 2 gennaio 1551, Giolito dichiara di aver condotto la stampa sulla base dei manoscritti forniti qualche tempo prima dallo stesso figlio del poeta. E, in effetti, la stampa doveva essere nel piano delle opere giolitine già da tempo, se con il documento del 28 agosto 1546 il Senato veneziano concedeva a Giolito il privilegio di stampa per «la Cassaria et Suppositi comedie di Ariosto in verso del medesimo auttore» (Nuovo, Coppens 2005, pp. 398-400, n. 7).

La princeps giolitina nel complesso si presenta corretta, sebbene siano omessi due versi (vv. 1835; 1996), di cui uno recuperato nella successiva edizione curata da Tommaso Porcacchi, pubblicata sempre per i tipi Giolito nel 1562 (Ariosto 1562). Le successive ristampe cinquecentesche, nel 1587 (Venezia, Cavalcalupo) e del 1596 (Venezia, Bonibello), e l’unica ristampa seicentesca, nel 1602 (Venezia, Bisuccio), dipendono dall’edizione curata da Porcacchi nel 1562, che interviene non solo sul piano ortografico e linguistico, ma anche sul testo, correggendo alcuni punti della princeps sulla base dei Suppositi in prosa (vd. Agnelli, Ravegnani 1933, pp. 103-106; Ariosto, Suppositi in versi, ed. Casella, p. 812).

Date di elaborazione

1530-1532


Prima edizione
  • Ariosto 1551 = I Suppositi. Comedia di Messer Lodovico Ariosto, da lui medesimo riformata, et ridotta in versi, con privilegio, in Vinegia, appresso Gabriel Giolito de’ Ferrari e fratelli, 1551

Edizioni di riferimento
  • Ariosto 1562 = Comedie di Messer Lodovico Ariosto, cioè, i Suppositi, la Cassaria, la Lena, il Negromante, et la Scolastica, Di nuovo ristampate, et con somma diligenza ricorrette, per Thomaso Porcacchi, in Vinegia, appresso Gabriele Giolito de’ Ferrari, 1562
  • Ariosto 1940 = Ludovico Ariosto, Commedie, a cura di Michele Catalano, 2 voll., Bologna, Zanichelli, 1940
    (vol. I)
  • Ariosto 1962 = Ludovico Ariosto, Commedie, a cura di Aldo Borlenghi, 2 voll., Milano, Rizzoli, 1962
    (vol. I)
  • Ariosto 1974b = Ludovico Ariosto, IV. Commedie, a cura di Angela Casella, Gabriella Ronchi, Elena Varasi, in Ludovico Ariosto, Tutte le opere, a cura di Cesare Segre, Milano, Mondadori, 1974, pp, 259-356
  • Ariosto 2007 = Ludovico Ariosto, Le Commedie, a cura di Andrea Gareffi, 2 voll., Torino, Utet, 2007
    (vol. I, pp. 349-437)
  • Ariosto 2013 = Ludovico Ariosto, Commedie, a cura di Luigina Stefani, 3 voll., Perugia, Morlacchi, 2013
    (vol. III, pp. 187-301)

Bibliografia
  • Agnelli - Ravegnani 1933 = Giuseppe Agnelli, Giuseppe Ravegnani, Annali delle edizioni ariostee, pubblicati sotto il patrocinio della R. Accademia d’Italia e del comitato ferrarese per le onoranze al poeta, 2 voll., Bologna, Zanichelli, 1933
    (vol. II, pp. 103-106)
  • Casella 1974 = Angela Casella, Note ai testi. I suppositi (in versi), in Ludovico Ariosto, Tutte le opere, a cura di Cesare Segre, Milano, Mondadori, 1974, pp. 810-813
  • Ronchi - Casella 1976 = Gabriella Ronchi, Angela Casella, Le Commedie e i loro stampatori, in Ludovico Ariosto: lingua, stile e tradizione, Atti del Congresso organizzato dai comuni di Reggio Emilia e Ferrara (12-16 ottobre 1974), a cura di Cesare Segre, Milano, Feltrinelli, 1976, pp. 331-406
    (pp. 331-406)
  • Ferroni 1980 = Giulio Ferroni, Il testo e la scena: saggi sul teatro del Cinquecento, Roma, Bulzoni, 1980
    (pp. 152-153)
  • Coluccia 2001 = Giuseppe Coluccia, L’esperienza teatrale di Ludovico Ariosto, Lecce, Manni, 2001
    (pp. 106-130)
  • Casadei 2004 = Alberto Casadei, Note ariostesche, in «Rivista di Letteratura Italiana», XXXIII, 3, 2004, pp. 83-93
  • Nuovo - Coppens 2005 = Angela Nuovo, Christian Coppens, I Giolito e la stampa nell’Italia del XVI secolo, Genève, Droz, 2005
    (pp. 398-400, n. 7; pp. 406-408, n. 13)
  • Gareffi 2007 = Andrea Gareffi, Nota al testo a I Suppositi in versi, in Ludovico Ariosto, Le Commedie, a cura di Andrea Gareffi, 2 voll., Torino, Utet, 2007, vol. I, pp. 345-348
  • Ferroni 2008 = Giulio Ferroni, Ariosto, Roma, Salerno Editrice, 2008
    (pp. 83-84)

Scheda di Valentina Leone | Data pubblicazione: 06 settembre 2025

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