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Del mio pensier, che così veggio audace,
timor freddo come angue il cor m’assale:
di lino et cera egli s’ha fatto l’ale
4disposte a liquefarsi ad ogni face;
et quelle, del desir fatto seguace,
spiega per l’aria et temerario sale,
et duolmi ch’a ragion poco ne cale,
8che devria ostarli et sel comporta et tace.
Per gran vaghezza d’un celeste lume
temo non poggi sì ch’arrivi in loco
11dove s’incenda et torni senza piume.
Seranno, ohimè, le mie lacrime poco
per soccorrergli poi, quando né fiume
14né tutto il mar potrà smorzar quel foco.