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Era candido il corvo, et fatto nero
meritamente fu, perché troppo hebbe
expedita la lingua a dire il vero.
Haver tacciuto Ascalapho vorebbe
5el testimonio che sul stigio fiume
alla matre e alla figlia udire increbbe:
ché di funeste e d’infelici piume
si ricoverse e restò augello obsceno,
danato sempre ad abborrire il lume.
10Porsi devrian tutte le lingue freno
et in li altrui fatti apprender da costoro
di spiar poco et di parlarne meno.
Questi per troppo dir puniti foro;
né riguardò, chi lor punì, che fosse
15d’ogni menzogna netto il detto loro.
Se de li offesi dèi sì l’ira mosse
l’esser del vero garuli et loquaci
che con eterna infamia ambi percosse,
qual pena, quale obrobrio a quelli audaci
20si converria, ch’altri biasmando vanno
de colpe in che si sanno esser mendaci?
O di noi più non curano, o non hanno
qua giù più forza, o de li nostri casi
quei che regono il ciel più poco sanno;
25che non vi sieno anchor crederei quasi,
se non ch’io veggio pur per camin certo
l’estati e i verni andar, li orti et li occasi.
Ma se vi son, come è da lor soferto
che lode e oltraggi et che premii et suplici
30non sien secondo il bono e il tristo merto?
Lor debito saria da le radici
le malediche lingue sveller tosto
che di falsi rumor sono inventrici.
Qual altro più a martir debbe esser posto
35di quel che a donna habbia con falsi gridi
biasmo, di che essa sia innocente, imposto?
Peggio è che furti, et peggio è che homicidi
macchiar l’honor, che de richezza et vita
sempre stimar più tra li saggi vidi.
40Se per sentirsi monda, esser ardita
femina deve a far prova che in libro
meglio che in marmo habbia a restar sculpita,
né a Tuccia che portò l’aqua nel cribro,
né cedo a quella Claudia che ’l naviglio
45de la matre de’ dèi trasse pel Tibro.
Al ferro, al foco, al tosco, a ogni periglio
chieggio d’expormi per mostrar che a torto
ho da portar per questo basso il ciglio.
Se non indegnamente in viso porto
50così importuna macchia che potermi
con poca acqua lavar pur mi conforto,
cresca sì che mi copra et poi si fermi
né mai più mi si lievi, et tutto il mondo
in ignominia sempre habbia a vedermi;
55et seguiti il martir non pur secondo
che fora degno il fallo, ma il più grave
c’habbia l’inferno al tenebroso fondo.
Ma si se mente chi incolpata m’have,
come è sincero il cor, così di fuore
60ogni brutezza presto mi si lave;
et tutto quel martir che a tanto errore
si converria, veggia cader su l’empio
che de la falsa accusa è stato autore,
sì che ne pigli ogni bugiardo exempio.