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O vera o falsa che la fama suone,
i’ odo dir che l’orso ciò che trova
quand’è ferito in la piaga si pone:
hor un’erba, hor un’altra, e talhor prova
5et stecchi et spini et sassi et acqua et terra,
che affligon sempre, et nulla mai gli giova:
vol pace, et egli sol si fa la guerra,
cerca da sé scacciar l’aspro martire
et egli è quel che se lo chiude et serra.
10Ch’io sia simile a lui ben posso dire
ché, poi che Amor ferimmi, mai non cesso
a nuovi impiastri le mie piaghe aprire,
hor a ferro, hor a foco, et avien spesso
che, cercandovi por che mi dia aita,
15mortifero venen dentro v’ho messo.
Io volsi al fin provar se la partita,
s’il star da le repulse et sdegni absente
potessi risanar la mia ferita,
quando provato havea ch’era possente
20trarmi ad irreparabile ruina
a voi senza mercé l’esser presente.
Ché, s’un contrario all’altro è medicina,
non so perché, da l’un pigliando forza,
per l’altro la mia doglia non declina:
25piglia forza da l’uno, et non s’ammorza
per l’altro già; né già si minuisce,
anzi più per l’absenza si rinforza.
Io solea dir fra me: «Dove gioisce
felice alcuno in riso, in festa, in gioco,
30non sto bene io, ché Amor qui si notrisce»;
et con speranza che giovar non poco
mi devessi il contrario, io venni in parte
dove i pianti et le strida havevan loco.
Il ferro, el foco, et l’altre opre di Marte
35vedere in danno altrui pensai che fosse
a risanare un misero buona arte.
Io venni dove le campagne rosse
eran del sangue barbaro et latino
che fiera stella dianzi a furor mosse;
40et vidi un morto all’altro sì vicino
che senza premer lor quasi il terreno
a molte miglia non dava il camino;
et da chi alberga tra Garonna e ’l Reno
vidi uscir crudeltà che ne devria
45tutto el mondo d’horror rimaner pieno.
Non fu la doglia in me perhò men ria,
né vidi far d’alcun sì fiero stratio
che pareggiasse la gran pena mia:
grave fu il lor martir, ma breve spatio
50di tempo diè lor fin. Ah, crudo Amore,
che d’accrescermi il duol non è mai satio!
Io notai che ’l mal lor li trahea fuore
del mal, perché sì grave era che presto
finia la vita insieme col dolore;
55il mio mi pon fin su le porte, e questo
medesmo ir non mi lascia, et torna indrieto
et fa che mal mio grado in vita resto.
Io torno a voi, né del tornar son lieto
più che del partir fussi, et duro frutto
60de la partita et del ritorno mieto.
Havendo dunque de’ rimedii il tutto
provato ad uno ad un, fuor che l’absenza
ch’al fin provar m’havea il mio errore indutto,
et visto che mi noce, hor resto senza
65conforto ch’altra cosa più mi vaglia,
ch’in van di tutte ho fatto experienza;
et son le maghe lungi di Tessaglia,
che con radici, imagini et incanti
oprando possan far ch’io mi rivaglia.
70Eo non ho da sperar più, da qui inanti,
se non che ’l mio dolor cresca sì forte
che, per trar voi di noia et me di tanti
et sì lunghi martir, mi dia la morte.