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Ben è dura et crudel, se non si piega
donna a prometter quanto un suo fidele,
che lungamente l’ha servita, priega;
ma se promette largamente et che le
5promesse poi si scordi o non attegna,
molto è più dura et molto è più crudele,
né fermo un sì né fermo un non mai tegna,
pur come ogni parola che l’huom dice
all’orecchie de’ dei sempre non vegna.
10Et non sa anchor di quanto mal radice
questo gli sia, se ben non va col fallo
la pena alhor alhor vendicatrice;
ma lo segue ella con poco intervallo,
et ogni cor, che qui par sì coperto,
15trasparente è là su più che cristallo.
Promesso in dubbio non mi fu, ma certo
diceste darmi quel che, oltra l’havermi
promesso voi, mi si devea per merto.
Se promettendo havate pensier fermi
20d’attendere, indi li mutaste, io voglio
et ho perpetuamente da dolermi.
Del mio giudicio rio prima mi doglio,
che le speranze mie sparsi ne l’onde
credendomi fondarle in stabil scoglio.
25Dogliomi anchor che questo eror redonde
in troppa infamia a voi, perché vi mostra
volubil più che al vento arrida fronde.
Ma se diversa era la mente vostra
da le promesse, et altro era in la bocca,
30altro del cor ne le secrete chiostra,
questo fu inganno et più dirò che tocca
di tradimento, ma di par la fede
et per questo et per quel morta trabocca.
A queste colpe ogn’altra colpa cede:
35più si perdona a l’homicidio e al furto
ch’al pergiurarsi e a l’ingannare chi crede.
Né mi duol sì che ’l vostro attender curto
m’abbia summerso al fondo del martire,
al fondo onde non son mai più risurto,
40come che per vergogna né arrossire,
né segno alcuno per la fede rotta
〈di pentimento in voi veggio apparire.
La fede mai esser non dee corrotta,〉
o data a un solo o data che odan cento
45data in palese o data in una grotta.
Per la vil plebe è fatto il giuramento,
ma tra li spirti più ellevati sono
le simplici promesse un sacramento.
Voi, donne incaute, alle quali era bono
50esser belle nel cor come nel volto,
l’un di natura et l’altro proprio dono,
troppa baldanza et troppo arbitrio tolto
v’avete et di poter tutte le cose
forse vi par, perché potete molto.
55Se da le guancie poi cadon le rose,
fuggon le gratie, se riman la fronte
crespa, et le luci oscure et lacrimose,
se l’auree chiome et con tal studio conte
mutan color, se si fan brevi et rare,
60di vostri danni è vostra colpa fonte.
De la vostra beltà, che così spare,
forse natura prodiga non fora
se voi di vostra fe’ fusse più avare.
Ma donna in nessun luoco, a nessuna hora,
65d’ordire inganno altrui mai s’hebbe loda
sia a chi si vuol, né agl’inimici anchora.
E chi serà che con più biasmo s’oda,
notar di quel ch’agli congiunti suoi
o di sangue o d’amor cerchi usar froda?
70Tanto più a chi si fida! Hor chi di noi
eran più d’amor giunti et chi fidarsi
puote mai più ch’io mi facea di voi?
S’al merito e al demerito aspettarsi
l’huom deve il premio et il suplicio uguale,
75(né al punir, né al premiar son li dei scarsi),
come temo io che ve ne vegna male,
se ’l pentir prima e ’l satisfar non giunge
a cassar questo error più che mortale!
S’a voi per mia cagione o macchiar l’unge
80o vedési un crin mosso, ohimè, che doglia!
Sollo il pensarvi me da me disgiunge.
Voi de periglio et me di pena toglia
un pentir presto, un satisfarmi intiero;
che sia il debito vostro, et quel ch’io voglia,
85ch’a sapere habbia altri che voi non chero.