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Come creder debbo io che Tu in ciel oda,
Signor benigno, i miei non caldi prieghi,
se, gridando la lingua che mi sleghi,
4Tu vedi quanto il cor ne’ llacci goda?
Tu che ’l vero conosci, me ne snoda,
e non mirar ch’ogni mio senso il nieghi;
ma prima il fa’ che, di me carco, pieghi
8Caron il legno alla dannata proda.
Iscusi l’error mio, Signor eterno,
l’usanza ria, che par che sì mi copra
11gli occhi che ’l ben dal mal poco discerno.
L’haver pietà d’un cor pentito anco opra
è di mortal; sol trarlo da l’inferno
14mal grado suo pòi Tu, Signor, di sopra.