20

Ne la stagion che ’l bel tempo rimena
di mia man posi un ramuscel di lauro
a mezzo colle in una piaggia amena,
che di bianco, d’azuro, vermiglio e auro
5fioriva sempre, e sempre il sol scopriva,
o fusse a l’Indo o fusse al lito mauro.
Quivi trahendo hor per herbosa riva,
hor rorando con man la tepida onda,
hor rimovendo la gleba nativa,
10hor riponendo più lieta et feconda,
fei sì con studio et con assidua cura
che ’l lauro hebbe radice e nuova fronda.
Fu sì benigna a’ miei desir’ natura
che la tenera verga crescer vidi
15e divenir solida pianta et dura.
Dolci ricetti, solitarii e fidi,
mi fur queste ombre, ove sicuro puote
sfogarsi il cor con amorosi gridi.
Vener lasciando l’alte sedie vote
20del sacro Idalio, e lungi da li odori
che fuman l’are di Sabei devote,
sovente con le Gracie in lieti cori
vi danzò intorno; et per li rami intanto
salian scherzando i pargoletti amori.
25Spesso Diana con le nimphe accanto
l’arbuscel suavissimo prepose
a le selve de Eurota et d’Erimanto:
et queste e altre dèe sotto l’amorose
frondi mentre in piacer stavano et in festa
30benedicon talhor chi ’l ramo pose.
Lassa! onde uscì la boreal tempesta?
onde la bruma? onde il rigor e il gelo?
unde la nieve a’ danni mei sì presta?
Come gli ha tolto il suo favore il cielo,
35langue il mio lauro, et de la bella spoglia
nudo gli resta et senza honor il stelo.
Verdeggia un ramo sol con poca foglia,
et fra tema et speranza sto suspesa
se mi lo lasci il verno o mi lo toglia.
40Ma più che la speranza il timor pesa
che contra il giaccio rio, ch’anchor non cessa,
il debol ramo havrà poca difesa.
Deh, perché inanzi che sia in tutto oppressa
l’egra radicce, non è chi m’insegni
45come esser possa al suo vigor rimessa?
Phebo, rettor de li superni segni,
aiuta l’arbuscello onde corona
più volte havesti nei tessali regni.
Concedi Bacco, Vertunno et Pomona,
50satiri, fauni, dryade et napee,
che nuove frondi il lauro mio repona.
Soccorran tutti i dèi, tutte le dèe,
che de li arbori han cura, il lauro mio,
perhò che gli è fatal: se viver dee,
55vivo io, se dee morir, seco moro io.