43
Del bel numero vostro avrete un manco,
Signor, ché qui rest'io dove Apenino
d'alta percossa aperto mostra il fianco,
che, per agevolar l’aspro camino,
5Flavio gli diede in ripa l’onda c’hebbe
mal fortunata un capitan Barchino.
Restomi qui: né, come Amor vorebbe,
posso Madonna satisfar, né a voi
l’obligo scior che la mia fe’ vi debbe.
10Tiemme la febre, et più ch’ella m’annoi,
m’arde et strugge il pensar che la importuna,
quel che devea far prima, ha fatto poi.
Ché s’ero per restar privo de l’una
mia luce, al men non devea l’altra tormi
15la sempre aversa a’ miei disir Fortuna.
Deh, perché quando honestamente sciormi
dal debito potea, che qui mi trasse,
non venne più per tempo in letto a pormi?
Non fu mai sanità che sì giovasse
20a peregrino infermo, che tra via
da la patria lontan compagno lasse,
come giovato a me il contrario havria:
un languir dolce, che con scusa degna
m’havesse havuto di tener balìa.
25Io so ben quanto mal mi si convegna
dir, Signor mio, che fra sì lieta schiera
io malcontento sol dietro vi vegna;
ma mi fido ch’a voi, che de la fiera
punta d’Amor chiara notitia havete,
30debba la colpa mia parer leggiera.
Così vi sien tutte le imprese liete,
come è ben ver ch’ella talhor v’ha punto,
né sano forse anchora hoggi ne sete.
Sapete dunque s’havria mal assunto
35chi negasse seguir quel ch’egli accenna,
quando n’ha sotto il giogo il collo aggiunto.
Né per spronare o caricar d’antenna
si può fuggir, o con cavallo o nave
che non ne giunga in un spiegar di penna.
40Tal fallo poi di punition sì grave
punisce, ohimè, ch’io ve so dir che morte
verso quella a patir seria men grave.
Questo tyran non men crudel che forte,
ch’anchor mai perdonar non seppe offesa,
45né lascia entrar pietà ne la sua corte,
(perché mille fiate et più contesa
m’havea la lunga via, che sì m’absenta
da quella luce in c’ho l’anima accesa),
de la inobedientia hor mi tormenta
50con così gravi e sì penosi affanni
che questa febre è il minor mal ch’io senta.
Lasso, chi sa ch’io non sia al fin degli anni?
Chi sa ch’avida Morte hor non mi tenda
qui la rete d’intorno in che m’appanni?
55Ah, chi serà nel ciel che mi diffenda
da questa insidiosa a cui per voto
uno hynno poi di mille versi renda,
et nel suo tempio a tutto il mondo noto
in tavola il miracolo rimanga
60come sia per lui salvo un suo divoto?
Ché se qui moro non ho chi mi pianga:
qui sorelle non ho, non qui matre
che sopra il morto corpo il capel franga,
né quatro frati miei che con vesti atre
65m’accompagnino al lapide che l’ossa
devria chiuder del figlio allato il patre.
Madonna non è qui ch’intender possa
il miserabil caso, et che l’exangue
cadavero portar veggia alla fossa;
70onde forse pietà, che ascosa langue
nel freddo petto, si riscaldi et faccia
d’insolito calor arder il sangue.
Che s’ella anchor l’exanimata faccia
mira, a quel punto ho quasi certa fede
75ch’esser non possa che più il corpo giaccia.
Se del figliol di Japeto si crede
ch’a una statua di creta con un poco
del phebeo lume humana vita diede,
perché non crederò che ’l vital foco
80susciti ai raggi del mio sol, qui dove
troverà anchor di sé tepido il loco?
Deh, non si vegna a sì dubbiose prove!
Più sicuro et più facil è sanarmi
che constringer i fati a legge nove.
85Se pur è mio destin che debbia trarmi
in scura tomba questa febre, quando
non possa voto o medecina aitarmi,
Signor, per gratia extrema vi domando
che non vogliate da la patria cara
90che sempre stian le mie reliquie in bando.
Al men l’inutil spoglie habbia Ferrara
e su l’avel che le terrà sotterra
la causa del mio mal si legga chiara:
«come né pesce a l’aqua, né alla terra
95talpe, né al fuoco le piral remote,
così né anchor chi questo marmo serra
viver lontan da la sua donna puote».