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Quante fiate io miro
li ricchi doni et tanti
che ’l ciel dispensa in voi sì largamente,
altre tante io sospiro.
5Non che il veder che inanti
a tutte l’altre donne ite ugualmente
mi percuota la mente
d’invidia, che a ferire
in molto bassa parte,
10se la cagion si parte
da un alto oggetto, mai non può venire;
et da l’umiltà mia
a vostra altezza è più che al ciel di via.
Non è d’invidia affetto
15ch’a sospirar mi mena,
ma sol d’una pietà c’ho di me stesso,
però ch’ancor m’aspetto
de la mia audacia pena
de haver in voi sì inanzi il mio cor messo.
20Ché, se l’esser concesso
di tanti il minor dono
far suol di chi il riceve
l’animo altier, che deve
di voi far dunque, in cui tanti ne sono,
25che da l’Indo all’extreme
Gade tan’altri non ha il mondo insieme?
L’haver voi conoscenza
di tanti pregi vostri,
che siate per mirar unqua sì basso
30mi dà gran diffidenza;
et benché mi si mostri
di voi cortesia sempre, pur, ahi lasso,
non posso far ch’un passo
voglia andar la speranza
35dietro al desire audace.
La misera si giace
et odia, et maledice l’arroganza
di lui, che la via tiene
molto più là che non se gli conviene.
40Et questo ch’io temo hora
non è ch’io non temessi
prima che sì perdessi in tutto il core;
et qual difesa allhora,
et quanto lunga io fessi
45per non lasciarlo, è testimonio Amore.
Ma il debile vigore
non puote contra l’alto
sembiante, et le divine
manere, et senza fine
50virtù et bellezze, sostener l’assalto:
così il cor persi, et seco
persi il sperar d’haverlo mai più meco.
Non seria già ragione
che per venire a porse
55in vostre man devesse esservi a sdegno,
se n’è stato cagione
vostra beltà, che corse
con troppo sforzo incontra ’l mio disegno.
Egli sa ben che degno
60parer non può che habbiate,
dopo un lungo tormento,
in parte a far contento;
né questo cerca anchor, ma che pietate
vi stringa al men di lui
65c’habbia a patir senza mercé per vui.
Canzon, concludi in somma alla mia Donna
ch’altro da lei non bramo
se non che a sdegno non le sia s’io l’amo.